ENERGIA PER LA VITA E PER LO SPORT

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"Ariannina"
view post Posted on 27/6/2009, 15:38




ENERGIA PER LA VITA E PER LO SPORT



1. LE FONTI DI ENERGIA

Se osserviamo il mondo intorno a noi, ci possiamo accorgere di molti fatti che avvengono con un consumo di energia: una automobile che viaggia, un televisore acceso ecc. Tutti questi strumenti funzionano traendo l’energia necessaria da qualche riserva: il serbatoio di benzina, la corrente elettrica, la bombola del gas ecc.
Anche gli esseri viventi hanno bisogno di energia. L’uomo, come gli altri animali, la ottiene dagli alimenti di cui si ciba: in essi sono immagazzinate notevoli quantità. Ciò avviene attraverso un complesso meccanismo di reazioni chimiche, che prende il nome di metabolismo.

2. LE SCORTE DI ENERGIA

Nel nostro corpo ci sono dei serbatoi di energia presenti nei muscoli, nel fegato e nel grasso. Questi depositi contengono diversi tipi di sostanze energetiche, che vengono consumate in vario modo nel corso dell’attività muscolare. Il principale combustibile del nostro organismo è lo zucchero. Esso è assunto con gli alimenti e viene trasportato dal sangue verso tutti gli organismi, che lo usano per le loro immediate necessità energetiche. Gli zuccheri ed i grassi sono le sostanze più comunemente utilizzate dal nostro corpo per ottenere energia e possono essere impiegate a questo scopo anche altre sostanze, quali le proteine.

3. L’UTILIZZAZIONE DELL’ENERGIA

Durante l’attività fisica, i principali utilizzatori dell’energia sono i muscoli impegnati nell’esercizio. Il nostro “motore “ non può ricavare energia dagli zuccheri e dai grassi come tali: queste sostanze devono essere scomposte in molecole più piccole, e l’energia che si libera viene utilizzata per ottenere un composto energetico, l’adenosintrifosfato.

4. I SISTEMI ENERGETICI

In uno stadio durante le gare di atletica dei Giochi Olimpici, potresti vedere le corse dei 100 metri, in cui gli atleti sprigionano il massimo della loro potenza in una decina di secondi, quelle di mezzofondo, di durata pari a pochi minuti, e la fase finale della maratona, che richiede più di due ore di corsa. Ciò che differenzia questi tre tipi di corsa, dal punto di vista energetico, è il ritmo in cui l’energia viene consumata: quanto più lo sforzo militare è intenso, tanto più l’energia viene consumata rapidamente.
Il lavoro compiuto nell’unità di tempo si chiama potenza.
Il tempo di prosecuzione dell’esercizio è invece la resistenza.

5. L’ALLENAMENTO

L’allenamento è la pratica complessiva di una attività motoria che alla fine mantiene un organismo in perfetta efficienza fisico – psichica, migliorarne le capacità ed ottenere il massimo rendimento con il minimo sforzo.
 Allenarsi significa esercitarsi ripetendo movimenti in numero ed intensità tali da aumentare lentamente e progressivamente le proprie capacità lavorative.
 Il principio fondamentale che regola i processi di adattamento è la supercompensazione, un processo in cui lo stimolo provoca fatica.
 Questo processo adatta e prepara l’individuo ad impegni più gravosi ed a rendimenti più elevati.
 Le capacità di prestazione e di alienabilità delle qualità motorie dipendono, dall’età del soggetto e si sviluppano dalla nascita fino a raggiungere un massimo intorno ai 20 – 22 anni per i maschi e poco prima per le donne.
 Nella pratica sportiva possiamo considerare due tipi di allenamento: generico e specifico.
 L’allenamento che riguarda i giovani della scuola media, deve favorire il processo di apprendimento precoce degli adolescenti, stabilire le condizioni adeguate per i futuri risultati sportivi e stimolare l’interesse per lo sport che a questa età ha il periodo più favorevole di sviluppo.

6. L’ALLENAMENTO DEVE RISPETTARE ALCUNE REGOLE:

 La continuità, cioè l’allenamento deve essere svolto ininterrottamente, per un minimo di minuti e di ripetizioni, con regolarità di sedute settimanali e nell’arco dell’anno.
 La progressività del carico, poiché uno stimolo non sufficientemente intenso perde l’effetto dell’allenamento, mentre l’aumento della quantità e intensità di lavoro provoca adattamenti a livelli sempre più elevati.
 La multilateralità, cioè la capacità di rispettare il processo di sviluppo di tutti i lati del preadolescente con finalità diversificate secondo le fasi di sviluppo, specialmente nei giovanissimi e nei giovani.
 L’allenamento deve essere un’abitudine per tutti i ragazzi che frequentano la scuola e non solo per chi fa pratica sportiva.
 All’età di 7 – 8 anni i primi approcci devo avvenire con discipline sportive che consentono al bambino di familiarizzare con l’ambiente terrestre ed acquatico favorendo una migliore attività motoria.
 All’età di 9 – 10 anni il bambino può essere indirizzato a quelle discipline sportive che, oltre all’agilità, sviluppano la velocità e la forza esplosiva.
 All’età di 10 – 12 anni bisogna orientare i ragazzi verso discipline che migliorino la forza e resistenza, e verso le discipline che utilizzano materiali più complessi.


7. LA TERMOREGOLAZIONE

Caldo eccessivo ed umidità condizionano le prestazioni fisiche per cui, alcuni, tendono ad ridurre l’attività fino ad abbandonarla. Se questo è possibile per l’uomo normale, lo è altrettanto per l’uomo atleta che non può ridurre gli allenamenti o addirittura non può rinunciare alle competizioni. Né deriva la necessità per l’atleta stesso di porre in atto tutti gli accorgimenti disponibili per difendersi da tali inconvenienti. L’uomo è un animale a sangue caldo, cioè capace di mantenere, entro certi limiti, una temperatura costante all’interno del corpo indipendentemente dalle condizioni ambientali esterne. Nell’uomo, la temperatura corporea interna è di 37°, presenta variazioni nella giornata, più bassa la mattina e più alta la sera. Essa è mantenuta ad un livello costante da un fine equilibrio tra produzione e dispersione di calore. Durante l’esercizio fisico, i muscoli contraendosi, producono calore in quantità tanto maggiore quanto più è elevata è l’intensità del lavoro. Se i meccanismi della termoregolazione non venissero attivati, la temperatura interna del corpo aumenterebbe di circa 1°C ogni 5 minuti fino a valori pericolosi o incompatibili con le funzioni vitali. È necessario che l’organismo disperda calore all’esterno e mantenere il normale equilibrio termico. Una significativa quota di calore viene sparsa attraverso l’evaporazione del sudore.

 
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