Dante Alighieri

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"Ariannina"
view post Posted on 27/6/2009, 15:46




Dante Alighieri



nacque a Firenze verso maggio/giugno del 1265. La data è incerta perché nel canto XXII del Paradiso della Divina Commedia dice di essere nato sotto il segno dei Gemelli. La famiglia non rivestiva un ruolo particolarmente importante nella vita politica di Firenze. Nel 1285 sposò Gemma Donati che proveniva da una delle famiglie più potenti di Firenze e da questo matrimonio nacquero tre figli: Jacopo, Pietro ed Atonia. Nel 1289 partecipò alla vita politica della città infatti combatté prima contro i ghibellini alleati con Arezzo e poi contro Pisa. Suo maestro fu Brunetto Latini, conoscitore della letteratura francese. L’attività poetica iniziò a Firenze che era a quel epoca era tra le città più attive come centro di diffusione la poesia cortese, maestro fu Guittone d’Arezzo e vari coetanei come Guido Cavalcanti molto amico con Dante. L’esordio nel campo della poesia avviene con la stesura di due poemetti: il Fiore ed il Detto d’Amore, ma l’esito più maturo rimane il libro della Vita nova, in cui per la prima volta compare Beatrice, che per Dante diventerà il simbolo dell’amore e della bellezza femminile. Dopo la morte di Beatrice, Dante abbandonò per un po’ di tempo la poesia per dedicarsi alla filosofia. Frequentò due principali università: - “stadium” francescano di Santa Croce specializzato nella lettura e nel commento di Agostino - “stadium” domenicano di Santa Maria Novella specializzato nello studio di Aristotele. Nel 1295 venne apportata una modifica, i nobili potevano accedere alle cariche pubbliche purché iscritti ad una corporazione; Dante si iscrisse a quella dei medici e dei speziali e fu proprio qui che entrò in politica. Nel 1300 guidò un’ambasciata a San Gimignano e qui ricevette il titolo di priore per tre mesi,che poi sarà la sua rovina politica ed umana. In quel periodo Firenze si accingeva a vivere una stagione di lotte civili tra due fazioni formate nel partito guelfo: i Bianchi, vicini al popolo, comandati dalla famiglia dei Cerchi e i Neri, appoggiati dalla classe nobiliare e favorevoli all’ingerenza del papato, comandati dalla famiglia dei Donati; quest’ultimi si allearono presto con Bonifacio VIII. Nel tentativo di contenere i conflitti, alcuni priori fiorentini dovettero esiliare parecchi illustri fiorentini tra cui Dante Alighieri e l’Amico Cavalcanti. Nel 1301 contribuì a contrastare la politica di Bonifacio VIII ma da quel momento non mise più piede a Firenze. Qui iniziò una nuova vita quella dell’esilio. Nel 1302 partecipò alle iniziative dei Bianchi per tornare a Firenze ma nel 1304 i Bianchi furono sconfitti definitivamente, perse tutte le speranze di tornare nella sua città e si dovette abituare ad una vita senza una dimora fissa. Furono anche gli anni di fecondità dal punto di vista letterario, compose il Convivio, De vulgari eloquentia, Monarchia e la Commedia. Coloro che ospitarono Dante furono, Bartolomeo della Scala, signore di Verona; Gherardo da Camino di Treviso; il marchese Francesco Malaspina di Lunigiana ed infine il conte Guido da Battifoglie, nel Casentino. Dal 1313 al 1319 trovò ospitalità di nuovo a Verona presso Casagrande della Scala; al signore è rivolta un’epistola della Commedia. Nel 1315 ricevette da Firenze un ultimo invito alla riconciliazione ma lo rifiutò perché secondo lui era troppo sconfortante infatti avrebbe dovuto pagare una multa, vestito con un saio ed alla testa una mitria. Il rifiuto gli costò la condanna dell’esilio, alla morte ed alla confisca dei beni, queste condanne furono estese anche ai figli. Dal 1319 al 1321 si mette l’ultimo soggiorno di Dante ospite presso la corte di Guido Novello da Polenta, a Ravenna. Nel 1321 si recò a Venezia per una missione diplomatica su compito del ravennate. Durante il viaggio di ritorno si ammalò di malaria e morì a Ravenna nel settembre nel 1321. Il suo corpo riposa ora a Ravenna nella chiesa di San Francesco.

LA VITA NOVA è il capolavoro giovanile di Dante, è una autobiografia perché narra un periodo della sua giovinezza un’insieme di testi poetici, collegati in un percorso narrativo e letterario ,rappresenta la storia dall’evoluzione poetica di Dante, è la celebrazione della figura esemplare di Beatrice, esempio della bellezza e della perfezione, è un testo di elevata densità simbolica come la dottrina del significato nascosto dei nomi propri e la complessa numerologia, servirsi di apparizioni e sogni profetici. Dante espone anche le proprie riflessioni sul modo di fare poesia e nella prima parte concepisce e realizza una poetica mai vista tra gli autori stilnovisti ossia descrive il poeta innamorato e non riamato dalla donna trae la sua felicità tramite la composizione delle sue lodi, non chiedendo nulla in cambio; egli sarà ricompensato dalla beatitudine che emana da lei. Nella seconda parte questa poetica raggiunge la vetta dopo la morte di Beatrice: l’assenza fisica con cancella la fine del rapporto tra il poeta e la donna, ma supera i limiti corporei tanto che Beatrice, dal cielo, riesce a raggiungere Dante attraverso il sogno e la visione.

CONVIVIO: è un trattato enciclopedico in volgare ed è stato scritto come un commento in prosa. Scrisse questo trattato intorno agli anni 1303-1304 quando Dante esiliato da Firenze visse a Forlì e a Verona. Nel convivio emerge la fiducia nelle facoltà intellettuali della mente umana. Obbiettivo di Dante è quello di permettere alle persone meno colte di “nutrirsi” del conoscere, di diffondere il sapere tra le persone ignare della lingua latina. La filosofia che conduce Dante a scrivere il Convivio è quella aristotelica, penetrata in Italia nella metà del ‘200 tramite la cultura araba. Fonti di questo trattato furono: le enciclopedie, i padri della chiesa e le Confessioni di Agostino.

DE VULGARI ELOQUENTIA: con questa opera Dante si conferma primo studioso di lingua e letteratura italiana. Con il De vulgari eloquentia Dante testimonia una costante attenzione ai fenomeni letterari del suo tempo. Di questa opera ci è rimasto solo il primo libro ed il secondo interrotto al capitolo quattordicesimo. Nel primo libro Dante spiga innanzitutto fa la distinzione tra la lingua governata da regole immutabili, letteraria e la lingua che si apprende fin dalla nascita, naturale. Il poeta poi esamina l’origine delle lingue e le leggi dei loro mutamenti. Mentre nel secondo libro contiene un presupposto fondamentale ossia la superiorità della poesia sulla prosa e da qui avvia una riflessione sull’uso del volgare illustre nella poesia. La forma ad esprimere queste tematiche elevate è la canzone, il cui stile deve essere tragico.

MONARCHIA: con la Monarchia Dante elabora in modo approfondito il rapporto tra Chiesa ed Impero, le due massime autorità del Medioevo. Il titolo significa “impero universale” e qui esprime le ragioni per cui la convinzione, quella della necessità del governo, per la pace e la prosperità nel mondo, risulta indiscutibilmente giusta. Questa opera è divisa in tre libri: nel primo libro Dante afferma che l’impero è necessario perché garantisce la pace che a sua volta serve alla realizzazione delle potenzialità dell’uomo. Nel secondo libro confuta una teoria che Roma divenne la capitale del mondo per volere divino.
Nel terzo libro invece Dante espone la teoria dei due grandi autorità dell’umanità: potere spirituale (papato) e potere temporale (impero) che derivano entrambi da Dio. Quello imperiale è preposto al raggiungimento della felicità terrena, mentre quello papale alla felicità spirituale.
 
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