Differenza tra Epicureismo e Stoicismo, Fasi dello Stoicismo.

« Older   Newer »
  Share  
Saimon96Hamon
view post Posted on 4/3/2012, 20:04




Differenza tra Stoicismo e Epicureismo (Fasi dello stoicismo)



A differenza del pensiero di Epicuro, che rimase sostanzialmente immutato attraverso i secoli, considerato come un Verbo inalterabile nella sua perfezione (grazie anche all'alone di leggenda che circondava il Maestro), lo Stoicismo subì una complessa evoluzione dalle origini al periodo imperiale, tanto che si sogliono distinguere, nel suo ambito, tre fasi ben differenziate:
Prima Stoà (IV-III sec. a.C.) Zenone; Cleante; Crisippo
lo Stoicismo, così come era stato impostato da Zenone, riservava un'attenzione preminente alla logica, mentre Cleante trasferisce tutto il discorso zenoniano sul piano ontologico (= dell'essere).
Seconda Stoà o Stoà di Mezzo (II-I sec. a.C.)
*Panezio;
- elimina la conflagrazione universale e il "ritorno ciclico", postulando l'eternità dell'universo; di conseguenza:
- il suo pensiero prevede una minore subordinazione dell’uomo al destino e lascia maggiore spazio al libero arbitrio;
- opera una distinzione fra anima irrazionale, vegetativa e razionale; ne conseguono:
- minore assolutezza etica: l'anima umana non è lògos puro; essa perciò è imperfetta, ma deve tendere alla virtù, che è razionalità. La nuova regola è: "vivi secondo la tua natura", nel rispetto cioè delle diversità individuali;
- meno disumanità nella figura del sapiente e senso di collaborazione filantropica fra tutti gli uomini;
- ripudio degli adiàfora ed introduzione del concetto di "azione più o meno conveniente";
- grande importanza del concetto di dovere (kathèkon, da cui il titolo dell'opera più famosa di Panezio, Perì tù kathèkontos, tradotto da Cicerone con De officiis); tale concetto costituirà il fondamento dell'etica del ceto dirigente romano;
- è un teorico del cosmopolitismo: il mondo è la patria comune di tutti;
- sul piano politico è importantissimo perché teorizza la pacificazione universale come senso profondo della missione storica di Roma (giustificazione teorica dell'imperialismo romano).
*Posidonio;
- secondo gli antichi, fu il maggior pensatore universale dopo Aristotele; la sua opera è però inspiegabilmente perduta; fu anche grande scienziato e storico (suoi i 52 libri della Storia dopo Polibio, anch'essi perduti);
- come filosofo della storia teorizzò l'esistenza di un progetto di fratellanza universale e di progresso perseguito dal lògos nella storia, di cui Roma è mezzo privilegiato (non fine);
- concepisce l'universo come un unico organismo vivente, in cui ogni parte è in rapporto di corrispondenza con tutte le altre (sympàtheia universale);
- le opposizioni del mondo fenomenico sono a priori conciliate nella superiore armonia universale; quindi:
- l'unità ha in sé la molteplicità; alla stessa stregua:
- l'anima universale ha in sé molteplici anime individuali; così pure:
- il lògos, pur essendo uno solo, contiene in sé numerose potenze divine intermedie;
- l'anima umana partecipa del lògos ma anche del corpo, per cui possiede istinti e passioni che non provengono dal lògos; compito del saggio è quello di regolarle secondo il lògos.
Terza Stoà (I-II sec. d.C.)
*Seneca (I sec. d.C.): guarda al pensiero della Prima Stoà, piuttosto che della Seconda; pone l'accento esclusivamente sull'etica, senza apportare alcuna significativa modifica al pensiero dei suoi predecessori; si nota tuttavia in lui una certa tendenza all'eclettismo, con caute aperture persino all'etica epicurea.
*Epittèto di Ieràpoli in Frigia (I-II sec. d.C.):
- di condizione servile, poi affrancato, non scrisse nulla; lo conosciamo grazie ad Arriano di Nicomedìa (lo storico di Alessandro), che ci riporta 8 libri di sue Diàtribe (in tutto 95, di impianto formale cinico) e il cosiddetto Manuale con le sue massime;
- risente del cinismo;- ritorna, come Seneca, all'etica dell'antica Stoà;
- non apporta elementi originali al pensiero stoico: il fascino della sua personalità, che gli antichi consideravano straordinariamente carismatica, risiede nella profonda serenità del suo atteggiamento e nel suo sincero filantropismo, dovuti ad un afflato religioso particolarmente intenso, che gli fa concepire tutti gli uomini come fratelli, figli di un unico Dio (il Lògos), abitanti di un'unica patria universale.
*Marc'Aurelio (II sec. d.C.):
- imperatore romano, fu al potere dal 161 al 180 (data della sua morte, avvenuta durante una campagna militare in Pannonia);
- tenne una sorta di diario intimo in lingua greca, che, raccolto in 8 libri, va sotto il nome di Eis heautòn (= "A se stesso", tradotto talvolta con "Ricordi" o "Pensieri");
- anch'egli si occupa solo di etica ed è animato da un profondo spirito religioso e filantropico;
- in lui, però, l'ottimismo che dovrebbe caratterizzare la riflessione stoica cede il passo ad un'angosciata riflessione sulla caducità delle cose umane, travolte dal perenne divenire che è legge della materia (pànta rhèi, concetto eracliteo);
- è ossessionato dal pensiero della morte, anch'essa parte di questo divenire, e si aggrappa alla filosofia per liberarsi dal tormento delle sue inquietudini;
- concepisce il potere supremo come un servizio nei confronti dei suoi figli-fratelli (tali sono infatti per lui i suoi sudditi), ma nel contempo si sente profondamente oppresso dall'enorme responsabilità che ne consegue.
[http://www.latinovivo.com/schedeletteratura/stoicismo.htm]

Integrazione qui (Epicureismo) e qui (Stoicismo)
 
Top
0 replies since 4/3/2012, 20:04   209 views
  Share