Saimon96Hamon |
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| Epicureismo Il termine epicureismo ha nella storiografia filosofica due significati sovrapponibili ma non coincidenti. Da un lato esso sta ad indicare "la filosofia originaria di Epicuro", da un altro "la storia dei pensatori che, dalla sua enunciazione dal IV secolo a.C. al presente, si sono rifatti ad Epicuro". In altre parole, nel primo significa "il pensiero di Epicuro", nel secondo "la storia del pensiero dei seguaci di Epicuro", ed è questo il significato prevalente.[Wiki] La filosofia deve affrontare il problema dell'uomo e della felicità, altrimenti è da disprezzare se ha per fine se stessa; la filosofia è ricerca personale piuttosto che apprendimento scolastico (salpa l'àncora ragazzo e fuggi ogni forma di cultura) o vuota astrazione (ripudiando la dialettica si deve tener dietro alle voci delle cose). Quattro sono i problemi dell'uomo a cui offre un rimedio: (1) la paura degli dei, (2) la paura della morte, (3) la paura di non poter raggiungere la felicità, (4) la paura di non poter eliminare il dolore. Il piacere è il fine dell'uomo, concordemente alle premesse materialistiche. Epicuro è contrario al piacere volgare o in movimento, riconducibile alla gioia e all’allegria, misto com'è al turbamento e al dolore, optando invece per il piacere in riposo (catastematico) proprio dell'assenza di dolore (aponìa) e di turbamento (atarassìa). Il dolore cessa con la soddisfazione del desiderio. Solo i desideri naturali necessari (per es., mangiare) vanno soddisfatti, perché i desideri naturali non necessari (mangiare bene) e i non naturali non necessari (ricchezze) non sono raggiungibili completamente e perciò provocano anche dolore. Così bisogna rinunciare a un piacere se da ciò può venire un dolore maggiore; e accettare il dolore se da ciò può venire un maggiore piacere. Non è da temere, infine, il dolore che, se violento, dura poco; e se cronico, non viene più percepito. Questa filosofia individualistica, mirata a rimuovere i turbamenti, spiega il tenersi lontano dalla politica di Epicuro e il suo precetto "vivi nascosto" (lathe biosas); le leggi e la giustizia vanno comunque rispettate perché utili all'uomo per non nuocere ai suoi simili. La legge è un prodotto convenzionale e non un fenomeno naturale. Non bisogna perciò pensare a una filosofia che rifugga la socialità. Anzi, per Epicuro, il più grande bene che la saggezza ci offre per la felicità è l'amicizia. Essa nasce dall'utilità e dal reciproco vantaggio, ma è un bene in sé. L'amico non è chi cerca sempre l'utile né chi non lo cerca mai (la speranza di ricevere aiuto è radicata nell'amicizia). L'amicizia non è passionale (come l'amore) né costrittiva (come l'organizzazione politica). L'universo è infinito e nessun dio è intervenuto per creare od ordinare la realtà. Gli dei non intervengono nel mondo: vivono beati negli spazi celesti (intermundia, là dove non avvengono urti tra atomi), senza i turbamenti e, quindi, senza le azioni o le passioni attribuiti loro dal volgo, in amicizia tra di loro. L'uomo li onora per la loro beatitudine ed eccellenza, ma non ne deve aver timore. Perciò non bisogna temere gli dei e la morte. L'anima è corporea (fatta di atomi più sottili e rotondi) e perciò muore; facoltà dell'anima sono la sensazione, l'immaginazione, la ragione, il sentimento; essendo perciò la morte insensibilità noi non la sentiremo e non ne dobbiamo aver paura (se c'è la morte non ci siamo noi e viceversa). [http://telecultura.tarcisiomuratore.eu/dispense/epicureismo.pdf] Integrazione qui
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